COM’È CAMBIATA LA VISIONE DELL’OMOSESSUALITÀ NEL TEMPO?

Iniziamo con il dire che, oggi, tutte le principali organizzazioni di salute mentale sono d’accordo nell’affermare che l’omosessualità non è una malattia, ma una “variante non patologica del comportamento sessuale”.
Il primo segnale rivolto alla comunità scientifica per la depatologizzazione dell’omosessualità risale al 1973. In questo anno, l’American Psychiatric Association (APA) rimosse l’omosessualità dalla lista delle patologie mentali incluse nel Manuale Diagnostico delle Malattie Mentali (DSM).
Si trattava di una scelta già presa per la settima ristampa della seconda edizione del DSM, decisione che fu poi confermata con la terza edizione del 1980, fino a quella in vigore tuttora del 2015.
Nella prima edizione l’omosessualità veniva considerata un disturbo sociopatico della personalità, mentre nella seconda edizione del 1968 veniva identificata come una deviazione sessuale ed era stata accostata alla pedofilia, alla necrofilia e ad altre perversioni sessuali.

INDAGHIAMO MEGLIO… COSA SIGNIFICA “ORIENTAMENTO SESSUALE”?

Nelle parole dell’American Psychological Association “l’orientamento sessuale si riferisce a un modello stabile di attrazione emotiva, romantica e/o sessuale verso gli uomini, le donne, o entrambi i sessi”. La prima cosa da notare in questa definizione è che l’orientamento sessuale è un orientamento verso un sesso (maschile, femminile o entrambi), espresso in termini di attrazione emotiva, romantica e/o sessuale.
Di conseguenza una persona omosessuale è attratta affettivamente, romanticamente e sessualmente da un individuo dello stesso sesso.
Si evidenza questo aspetto perché la parola “omosessuale” solitamente richiama l’attenzione solo sull’aspetto della sessualità, trascurando le componenti emotive, affettive, romantiche che sono, invece, parte integrante dell’orientamento.
In effetti, l’orientamento sessuale non è sinonimo di attività sessuale, né di comportamento sessuale.
Spesso si sente dire che l’orientamento sessuale è una caratteristica propria dell’individuo, proprio come l’età o il sesso biologico. Tuttavia, tale rappresentazione abbraccia un punto di vista che è soltanto parziale, in quanto l’orientamento sessuale si definisce anche in termini di relazione con l’altro.
L’orientamento sessuale è strettamente legato, quindi, alle relazioni personali attraverso le quali vengono soddisfatti alcuni tra i principali bisogni relazionali quali amore, affetto ed intimità e definisce il gruppo di persone in cui è probabile trovare le relazioni romantiche soddisfacenti ed appaganti, che sono una componente essenziale dell’identità personale.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

In Italia, in seguito alla riduzione delle pene avvenuta nel 1890, le sanzioni previste per gli omosessuali da quel momento in poi furono il carcere (fino a 8 anni per atti osceni in luogo pubblico) oppure l’esilio al largo delle coste pugliesi, pene decisamente meno severe se raffrontate a quelle degli altri paesi europei, in cui vi era la pena di morte.
Inizialmente moltissimi medici e psicologi studiarono quello che era considerato un comportamento prettamente maschile, provando a capire perché due uomini potessero essere attratti reciprocamente. Venivano chiamati invertiti, proprio perché un corpo maschile manifestava tendenze femminili.

L’omosessualità diventerà ufficialmente legale in Italia solo nel 1968, nonostante la maggior parte della popolazione fosse contraria. A cambiare in parte la situazione furono i film di alcuni grandi registi italiani, parole di importanti filosofi che trattavano questo argomento.
Umberto Eco ne è un esempio: egli intervenne a favore dell’assoluzione dello scrittore omosessuale Aldo Braibanti dicendo le seguenti parole: “A noi la differenza di Braibanti non fa paura. La differenza di chi non sa accettare la differenza, invece, ci preoccupa”.

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